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La scienza svela perché le donne vivono più a lungo degli uomini: il segreto nei geni

La disparità nell’aspettativa di vita tra donne e uomini rappresenta una realtà confermata da numerosi studi scientifici e statistici a livello globale. Le donne, infatti, continuano a vivere più a lungo degli uomini, un fenomeno osservabile non solo nella specie umana, ma anche in molte altre specie di mammiferi. Le ricerche più recenti, tra cui quelle condotte dal Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology, hanno approfondito le ragioni genetiche e biologiche di questa differenza, svelando le radici evolutive di un vantaggio femminile che si estende ben oltre la nostra specie.

Il ruolo cruciale dei cromosomi nella longevità femminile

Alla base della maggiore longevità delle donne c’è un elemento genetico fondamentale: la differenza nei cromosomi sessuali. Gli uomini possiedono una coppia XY, mentre le donne hanno una coppia XX. Questo significa che le donne hanno una “copia di riserva” di geni sul cromosoma X, in grado di compensare eventuali mutazioni dannose presenti sull’altro cromosoma X. Al contrario, gli uomini non godono di questa protezione e sono quindi più esposti a malattie genetiche e a condizioni che possono ridurre la loro aspettativa di vita.

Inoltre, il cromosoma Y, unico nel maschio, contiene una quantità significativa di DNA ripetitivo che potrebbe favorire processi di invecchiamento precoce. Questo squilibrio genetico si traduce in un vero e proprio svantaggio biologico per gli uomini, che riflette le statistiche attuali: a livello globale, l’aspettativa di vita media è di circa 73,8 anni per le donne e 68,4 per gli uomini.

Questa tendenza non è esclusiva degli esseri umani, ma è riscontrabile anche in molte specie di mammiferi, dalle balene ai leoni marini, dai bonobo alle pecore, confermando come la selezione naturale abbia favorito una maggiore longevità femminile.

Evoluzione e comportamento: la longevità femminile tra cura e competizione

Oltre ai fattori genetici, anche aspetti comportamentali ed evolutivi contribuiscono alla maggiore durata della vita femminile. La selezione sessuale gioca un ruolo importante: nei maschi di molte specie, lo sviluppo di ornamenti vistosi e comportamenti competitivi per attrarre le femmine comporta un alto costo energetico e un’aumentata esposizione ai predatori e ai pericoli ambientali. Le femmine, invece, sono generalmente meno esposte a tali rischi, adottando comportamenti più cauti e meno conflittuali.

Un altro elemento chiave riguarda la cura della prole. Nelle specie dove la femmina si occupa principalmente dei piccoli, la natura ha favorito una longevità maggiore per garantire la sopravvivenza dei figli fino all’autonomia. Questo modello biologico e comportamentale ha plasmato le caratteristiche femminili, rendendole più predisposte alla sopravvivenza e alla continuità della specie.

È significativo notare che anche in ambienti protetti, come gli zoo, dove i rischi esterni sono ridotti al minimo, il divario nella longevità tra maschi e femmine persiste. Ciò dimostra che la differenza è profondamente radicata nel DNA, più che influenzata da fattori esterni.

Aspetti biologici e sociali della donna: un quadro complesso

La donna, in quanto individuo adulto di sesso femminile appartenente alla specie Homo sapiens, si distingue per caratteristiche biologiche e sociali specifiche. Dal punto di vista genetico, la presenza di due cromosomi X è un fattore determinante, ma la biologia femminile si manifesta anche attraverso un apparato uro-genitale differente, una massa corporea generalmente inferiore rispetto all’uomo e specifici caratteri sessuali secondari come il ciclo mestruale, l’allattamento e la menopausa.

Dal punto di vista delle malattie, le donne mostrano una diversa suscettibilità rispetto agli uomini, influenzata da fattori genetici, ormonali e comportamentali. Ad esempio, le donne tendono a consumare meno alcol e tabacco e ad adottare con maggiore frequenza misure preventive sanitarie, contribuendo così a una minore mortalità per cause evitabili.

Tuttavia, la longevità femminile è anche influenzata dal contesto socio-economico e culturale: nei paesi più sviluppati la differenza si mantiene e si accentua, mentre in quelli in via di sviluppo può essere ridotta o addirittura invertita a causa di condizioni mediche carenti, molte gravidanze e discriminazioni di genere.

Un fenomeno globale e trasversale

La longevità superiore delle donne è quindi un fenomeno multifattoriale, che combina elementi genetici, evolutivi, comportamentali e sociali. Come confermato da studi epidemiologici estesi e da osservazioni trasversali che coinvolgono varie specie animali, il vantaggio femminile nella durata della vita è una realtà consolidata e spiegabile attraverso la scienza.

In definitiva, la natura ha dotato le donne di una maggiore resistenza biologica e genetica, una cura più attenta della prole e un comportamento meno rischioso, tutti fattori che contribuiscono a una vita mediamente più lunga rispetto a quella degli uomini.

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Redazione